Perché leggere IL LEADER COACH?

mercoledì 2 luglio 2014

Stai per estinguerti?

Un imprenditore che pensa che lo sviluppo culturale dei propri manager sia un costo, significa che è con un piede nella propria estinzione
Chi non ha ancora capito che tutto ciò che sta accadendo nell'economia ha la funzione di spazzare via la vecchia specie?

Chi è la vecchia specie?
Sono quei manager che pensano che gli uomini devono essere "maneggiati".

Sono quei manager che non sanno nulla di come si tira fuori il meglio dalle persone. Sono quelli che bruciano i potenziali talenti come le loro sigarette... 
Sono quelli che amano i soldi e usano le persone, anziché il contrario.

Ma so che la colpa non è loro. Perché è ciò che gli chiedono di fare. E quindi chissenefrega di fare meglio: "non sia mai che dovessi sbagliare e prendere un cazziatone…"

La vera responsabilità è di chi mette nella colonna dei costi lo sviluppo del potenziale della propria organizzazione. Che quindi sceglie di non innaffiare perché è un costo non indispensabile. L'orto cresce da solo. 

Ai cari Neanderthal dell'imprenditoria che stanno annaspando alla ricerca di nuovi business proficui e costi sacrificabili, dico: il profitto è tra le mura della vostra azienda ma lo state calpestando. Ogni persona mediamente utilizza solo il 40% del proprio potenziale. C'è ancora un 60% a vostra disposizione, ma non sapete tirarlo fuori!

È inutile incazzarsi con chi lascia la luce accesa, per un succulento risparmio di 2 euro al mese: il tesoro non lo vedete perché non lo cercate nel posto in cui è.  Avete investito in tecnologia, macchine, certificazioni, ergonomia, lean production, ma sono sempre le persone che devono spingere quel benedetto bottone! E finché ci sono loro, rappresentano il più grosso problema. Oppure l'ultima opportunità per far ri-decollare l'aereo in caduta libera. Rianimandolo, mettendoci il cuore, non la testa. Trasformandolo dal dentro, reinterpretandolo, rivitalizzandolo, ricostruendolo, reinventandolo. 
(ripeto: c'è un 60% non utilizzato, ma non è con la "testa" che lo tiri fuori)

Quindi a chi ancora crede che l'evoluzione delle proprie persone sia un costo, dico: cari Neanderthal è in giro l'Homo Sapiens! 
Non lo vedete, perché non lo sapete riconoscere (benedetta bresaola sugli occhi), ma sta prendendo il vostro posto senza che ve ne accorgiate. 

Non si può fermare il cambiamento. Il mondo è in corsa veloce verso la propria evoluzione (non esiste "l'involuzione della specie", anche se fa piacere crederlo, chiamandola "crisi"). È ormai un'onda anomala, puoi scegliere di cavalcarla con la primitiva tavola da surf o esserne travolto.

Ora lo sai. Non dirmi più che ignoravi. 
Consapevolezza = responsabilità.
Augh.


Davide Tambone

22 commenti:

Tommy ha detto...

Approvo e condivido pienamente!

manu ha detto...

Perfettamente d'accordo Davide!
E aggiungo che il modo innovativo di essere leader non è moda o tendenza, non è etica o responsabilità di impresa, non è nemmeno marketing o immagine aziendale. E' piuttosto l'unica nuova strada per lo sviluppo imprenditoriale ed economico, pensa l'estinzione appunto! Darwin ci ha insegnato che non è la specie più forte a vincere, ma quella che sa adeguarsi/adattarsi al cambiamento. L'umanità converge verso questo cambiamento che è ricerca del proprio essere e dei propri valori, e chi li trova, difficilmente li baratta con leve economiche o coercitive per un tornaconto che paragonato alla felicità, è misero! Solo i conduttori di persone libere e felici sapranno come sfruttare le loro leve motivazionali per mettere le qualità di queste a servizio di una mission aziendale di valore. Tutti gli altri avranno solo l'illusione di gestire le risorse umane, ma sono su una strada senza uscita.
Grazie per avercelo chiarito ancora, e per quanti hanno voglia di intraprendere una nuova via, noi siamo a disposizione!

Unknown ha detto...

Grande Davide, ottimo post! Gridiamolo forte!!!
Buon lavoro

Luis ha detto...

Concordo pienamente, bell'articolo.

Aggiungerei un elemento: la crisi non è soltanto più pesante per coloro che sono ispirati da una mentalità Neanderthal,
ma anche dalle aziende che fanno cose obsolete, di dubbia utilità, superflue, dannose.

Prima del come dovrebbe venire il cosa. Cosa facciamo? E' utile? O sarebbe meglio fare altro?
Che impatto ha sulla società ciò che facciamo? Che nuovo mondo disegna? In che modo ciò che fai è in linea coi tuoi valori?

E' vero che anche un fazzolettino di carta può essere utile, ma continuo a preferire le aziende che fanno macchinari per ospedali, per esempio :-)

E' molto zen il fatto di essere in grado di fare qualunque cosa, anche spazzare il cortile, con animo alato e senso dello scopo,
ma è anche vero che meglio sarebbe fare qualcosa di più incisivo... per lo meno questo è il mio pensiero.

Abbiamo per forza bisogno di 50 tipi diversi di dentifricio oggigiorno?

Ai posteri la sentenza ;-)

Un abbraccio
Luis

Nicola ha detto...

Davvero illuminante, complimenti!
credo che il mondo dell’imprenditoria debba porsi delle domande, che il tuo articolo definisce molto bene.
Nicola

MIKY ha detto...

CARO DAVIDE ANCHE STAVOLTA HAI COLTO NEL SEGNO. CONFERMO CHE QUASI TUTTI GLI IMPRENDITORI CHE HO CONOSCIUTO APPARTENGONO A QUELLA SPECIE. PURTROPPO.....
E NON SI RENDONO CONTO DI CORRERE VERSO IL NULLA.

Boris ha detto...

Caro Davide,
sai che mi trovi sempre in sintonia con il tuo pensiero.

Un imprenditore che riesca a guardare oltre il bordo della sua scrivania è sempre difficile da trovare...bisognerebbe passare dalla scrivania al tavolo riunioni...ma con i dipendenti...

Sarò un percorso lungo e tortuoso, ma mi auguro che si diffonda quanto prima a livello di mercato questa nuova vision.

Sono curioso di leggere il tuo nuovo scritto.
A prestissimo
Boris

Nicola ha detto...

L'ho letto ieri sera e lo condivido in pieno, anche se devo dirti l'estinzione risale già al periodo in cui le vacche erano grasse ora si è solo aggiunto l'alibi della crisi!
Il problema rimane la miopia della classe imprenditoriale (va da sé che parlo di PMI poiché sono il 90% delle imprese) ‎che mi lascia sconfortato!

Mino ha detto...

Caro Davide,
io la penso esattamente come te se non addirittura ancor più rivoluzionamente.
Bisogna cambiare perché la gente non deve più far fede agli stereotipi che stanno mandando a scatafascio il mondo intero e con lui tutta l'umanità (economia, sociale e chi più ne ha più ne metta).
E comunque abbi fede, io ti seguo in ogni tuo passo ed in ogni tuo movimento (fisico ed intellettuale).

Salvador ha detto...

Complimenti per l'articolo!
Magari ci fossero più imprenditori consapevoli del fatto che la vera essenza dell'azienda sono le persone e la sinergia che avviene, positiva o negativa che comunque, va gestita :)

Costa tanto farglielo capire :(

Antonella ha detto...

Chi è la vecchia specie?

Sono quei manager che ... pensano di poter continuare ad avere un atteggiamento totalitario e non coinvolgono nelle decisioni i collaboratori, quelli che vogliono accentrare la conoscenza in se senza trasferirla, quelli che non riescono a superare i propri limiti di egocentrismo e non riescono a porsi in un atteggiamento collaborativo, quelli che non si mettono in discussione mai, quelli che non riescono a concepire che il ruolo di manager non è altro che un mestiere che richiede delle caratteristiche differenti dagli altri mestieri ma pur sempre di caratteristiche si tratta"

Antonella

Unknown ha detto...

Ciao Davide, capisco il tuo punto di vista, però vorrei che tutti noi imprenditori rifletessimo su un punto: siamo sicuri che i nostri territori siano ancora il luogo in cui un manager/contadino possa coltivare il suo terrenno/azienda e occuparsi con cura dei frutti/collaboratori che esso produce?? Io sono davvero preoccupato della mancanza di Humus nel nostro Paese che conseta ad ogni imprenditore di dare un senso al proprio lavoro. La nostra nazionale di calcio ne è l'esempio: un ottimo coach come Prandelli alle prese con pessimi giocatori...

Unknown ha detto...

Ciao Davide, capisco il tuo punto di vista, però vorrei che tutti noi imprenditori rifletessimo su un punto: siamo sicuri che i nostri territori siano ancora il luogo in cui un manager/contadino possa coltivare il suo terrenno/azienda e occuparsi con cura dei frutti/collaboratori che esso produce?? Io sono davvero preoccupato della mancanza di Humus nel nostro Paese che conseta ad ogni imprenditore di dare un senso al proprio lavoro. La nostra nazionale di calcio ne è l'esempio: un ottimo coach come Prandelli alle prese con pessimi giocatori...

Unknown ha detto...

Quello che scrivi è "stra-giusto"! La tua riflessione colpisce nel segno!
L'estinzione infatti è un problema culturale. Chi non si tiene aggiornato è destinato a scomparire.
Inizialmente leggendo il tuo post ho pensato che avesse il solo difetto di non colpire il giusto interlocutore, perchè chi prende decisioni non si sofferma a leggere (e talvolta anche ad ascoltare).
Ma non voglio cadere nel tranello di costruirmi un alibi facendo ricadere la responsabilità su "altri". Ognuno di noi è un troglodita di questa società. E lo è nel momento in cui crede che la responsabilità di premere un bottone, prendere una decisione, risparimiare 2 euro, assumersi una responsabilità, ..., spetti ad altri.
Sono d'accordo con te quando dici che le scelte vanno fatte non solo con la testa. Tu scrivi "con il cuore", io scrivo "con la pancia" (forse perchè come madre so che le cose migliori accadono lì dentro?).
Per prendere questo genere di decisioni serve tanto coraggio, forza di volontà e un forte senso di responsabilità.
Il cambiamento è in corso. Mi chiedo solo: "noi quale ruolo assumiamo?" Contrastiamo, sosteniamo o semplicemente ci facciamo da parte e osserviamo come andrà a finire?
Questa è la decisione Sapiens che dobbiamo prendere!!
E la decisione richiede responsabilità.

fz ha detto...

Caro Davide,
sei una continua sorpresa. Altro che graffiante qua bisogna cominciare a menare le mani (in senso metaforico naturalmente) altrimenti questi non si svegliano. Naturalmente cominciamo a fare noi (tutti quelli che possono) in prima persona quelle piccole cose che possono aiutare l'evoluzione nel micro come nel macro.
un abbraccio
fz

Francesco ha detto...

Davide carissimo,

avevo già letto ieri in non so più quale discussione il tuo splendido post e avevo riconosciuto con gioia la tua.....firma!!
Apprezzo una volta di più il tuo coraggio e l'inconfondibile maestria con la quale maneggi il fioretto/sciabola/spada della provocazione.
Mo' vediamo se gli amanti della bresaola sugli occhi si destano...

Roberto ha detto...

Sicuramente è quello che serve in questo momento , condivido pienamente .
Riesci sempre a rompere gli schemi , e a far riflettere l’imprenditore mettendo in discussione i suoi punti deboli.
Grazie sempre e comunque.

Luca ha detto...

Ciao Davide,
vedo che non hai usato mezzi termini…

mi piace molto, condivido a pieno le tue argomentazioni! Spero, nel mio piccolo, di non essere (mai) un manager della ‘vecchia specie’

ti saluto con affetto
L

Antonio Palmas ha detto...

Caro Davide, il manager di Neanderthal è pressochè morto, ma la cosa più triste è che non ne è assolutamente consapevole. Speriamo che legga il tuo articolo e abbia un lampo di illuminazione che lo induca a frequentare un corso accelerato di bon ton culturale. Altro che riforma della legge elettorale, questa sì che sarebbe l'innovazione del secolo.... :-)))
Antonio

Arcangela ha detto...

Cosa penso? Che i manager si stanno estinguendo accanto ai loro"presunti talenti". Per fortuna che uomini come ad es. Einstein o madame Curie non devono il loro talento ed affermazione agli uomini manager perché oggi non sapremmo nulla dell'energia o del radio e radiazioni ! Fortuna che talvolta il "caso" fa emergere i veri Talenti! Questo è quello che penso sull'estinzione che si porta via anche il merito, purtroppo ! E in Italia resta ben poco spazio a meriti e talenti! Speriamo che i giovani, e quelli del sud hanno una grande responsabilità su questo, rifiutino le logiche del clientelismo e servilismo, perché questo non fa certo esprimere il vero talento! Non voglio offendere nessuno, lo dico da donna del sud , da cui provengo e a cui sono profondamente legata, ma che ha preso le distanze da questo sin dall' adolescenza, qualche anno fa ' ( si fa per dire ; ma in definitiva se ci rapportiamo all'infinito.....)

Un caro saluto,
arcangela

ALFREDO VANIA ha detto...

Buon giorno Davide e buon giorno a tutti i commentatori, io faccio l'aspirante imprenditore, aspirante perchè continuo ad impare cose nuove giorno per giorno e aspiro a migliorare giorno per giorno. Oltre a condividere completamente quello che dite tutti voi, sono in piena sintonia con Vincenzo M, come dici sempre tu Davide, noi siamo gli allenatori e dobbiamo spingere i ns collaboratori, pertanto se abbiamo fatto un buon lavoro la squadra vince, altrimenti come allenatori siamo i primi ad essere esonerati. La squadra vince non solo se siamo stati bravi a trasferire gli schemi, ma anche se abbiamo fatto una buona selezione a monte. Nel caso in cui l'allenatore si trova ad avere in squadra alcuni giocatori scarsi ed altri che corrono per se e per gli altri, vincere sarà dura. Nella mia azienda, i più giovani come anzianità di servizio sono i quelli più attenti al cambiamento e si adattano, mentre i più anziani fanno i baroni e sono quelli che rendono meno. Come si agisce? Le riunioni si fanno, ma se si torna a parlare sempre degli stessi argomenti e si guarda solo il lavoro degli altri, così non si va avanti. Avoglia a cambiare allenatori. Probabilmente una delle soluzione per la ripresa del settore produttivo, potrebbe essere una più alta mobilità dei lavoratori, probabilmente questo potrebbe spingere i giocatori a correre di più e le imprese a scegliere i lavoratori migliori.
Premesso che ognuno è artefice del proprio destino, concludo dicendo che "CHI VALE VOLA, CHI VOLA VALE, CHI NON VOLA E' UN VILE". Auguro a tutti una bellissima giornata.

Pino Scatigna ha detto...

Concreto, semplice e contemporaneamente incomprensibile (non compreso).

Il fatto è che noi abbiamo tanti "occhi" per vedere, ma ne usiamo forse troppo pochi nella vita quotidiana.

Un aneddoto della mia vita, quando ho cominciato a dedicarmi alla conoscenza della fotografia.

Vedevo le cose in un certo modo, ma non riuscivo a riportarle nelle immagini che riproducevo.

Così un giorno, di fronte ad un albero che mi intrigava (ma senza riuscire a descriverlo),
ho iniziato a fotografarlo in orari diversi, da tutti i lati e con le angolazioni che mi apparivano interessanti.

Di corsa a casa per sviluppare i negativi e stamparli con la mia attrezzatura.

Ad un certo punto, con molta sorpresa, tutto mi è divenuto chiaro: era la qualità della luce che plasmava le forme.

Da quel momento ho cominciato a vedere le cose in un altro modo, ma l'esclamazione di quel primo
momento non l'ho più dimenticata : Sono 30 anni che credevo di vedere, invece, inizio a farlo solo ora,
avendo capito ed imparato a riconoscere e distinguere la luce, i suoi riflessi e le sue sfumature.

Naturalmente è un esempio modesto, ma si ripresenta molte occasione negli impegni della mia vita.

Poi accendi una lampadina e tutto diventa chiaro, ovvio, naturale, non poteva che essere così, l'ho
sempre pensato anche io ... ma è quell' interruttore, quel movimento che porta l'energia che ...

Stamane mi sono speso fuori del seminato, ma è alla simpatia ed amicizia che mi sono abbandonato.

Grazie per la pazienza ed i tuoi messaggi. Buon inizio giornata

Pino Scatigna